All’indomani della morte del musicista Saverio Mercadante, avvenuta a Napoli il 17 dicembre 1870, la città di Altamura decise di costruire un nuovo teatro per onorare la memoria del suo illustre concittadino.

Questa idea troverà attuazione non prima del 1895, quando, in occasione del centenario della nascita del musicista, un gruppo di notabili altamurani si riunirono in comitato deliberando per la costruzione del nuovo teatro.

Costoro elaborando uno statuto, diedero il via ad una sottoscrizione pubblica che coinvolse tutti i ceti sociali. Ciascun sottoscrittore pagando una somma non inferiore alle 5 lire avrebbe potuto vantare a sua volta diritti di proprietà di un palco, di una poltrona o di una sedia, proporzionalmente alla quota versata.

Il progetto ottenne il sostegno del Comune di Altamura che a titolo gratuito concesse un suolo di 1850 metri del valore di 800 lire, acquisendo così il diritto di proprietà sul palco centrale nel second’ordine.

A seguito della segnalazione dello stesso progettista, l’ingegnere Vincenzo Striccoli, l’area su cui sarebbe sorto il nuovo teatro ricadde in Largo Panettieri, una zona posta al di fuori della cinta muraria antica, nei pressi della villa comunale e prospiciente Piazza Zanardelli.

Così, il 25 marzo 1895, in una pubblica e solenne cerimonia fu collocata la prima pietra dell’erigendo teatro consorziale Saverio Mercadante e il 17 settembre, dopo soli sei mesi di lavori, il teatro fu inaugurato e per l’occasione fu rappresentato il capolavoro mercadantiano “La Vestale”, riscuotendo un enorme successo.

All’indomani dell’evento, la stampa del tempo esaltò il Comitato promotore, il pittore Pasquale Rossi che dipinse il tondo con l’effige del maestro e ampliato l’antico sipario eseguito dal Montagano, nonché il progettista Vincenzo Striccoli che aveva realizzato i lavori senza alcuna retribuzione.

Questi ideò il teatro in stile neoclassico, la cui facciata però non fu mai completata secondo il progetto originario − ben più ambizioso − a causa di ristrettezze economiche, per cui non si andò oltre una modesta costruzione con un vestibolo cadenzato da lesene destinate a reggere il timpano.

L’interno, a forma di ferro di cavallo, è costituita da quattro ordini di palchi e dalla platea, così da contenere all’incirca 500 posti a sedere.

Mirabile è il sipario storico, opera del pittore Montagano, raffigurante Federico II di Svevia nell’atto di essere aggiornato sullo stato dei lavori della cattedrale.

Il teatro ha ospitato, per circa un secolo, non solo l’opera lirica per la quale era nato, ma anche la prosa, l’operetta, il varietà, il cabaret, ma anche le feste nuziali o goliardiche cittadine e soprattutto le cerimonie pubbliche solenni.

Con l’avvento del cinema poi, le rappresentazioni teatrali si fecero sempre più rare, divenendo sala cinematografica e adattandosi così alle nuove esigenze della gioventù postbellica.

Le sue porte chiudono definitivamente nel 1990 per via della sua inadeguatezza alla nuova normativa in materia di sicurezza. Da allora l’edificio fu abbandonato a se stesso, non avendo il Consorzio i mezzi necessari al suo restauro. L’opinione pubblica fin dal 1995, in occasione del primo centenario della costruzione del teatro, chiese a gran voce che tale bene fosse acquisito dall’ente locale, ma senza ottenere alcun risultato.

Ma è solamente nel 2003 che le vicende del Teatro Mercadante subirono una decisiva svolta. Il Consorzio proprietario dell’immobile stipula un accordo con la società Teatro Mercadante s.r.l., costituito da una cordata di impresari altamurani, che animati da un fervido spirito di mecenatismo hanno a proprie spese − unico caso in Italia − perseguito al recupero dell’edificio e alla sua funzione culturale, riconsegnandolo finalmente alla città.

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