Saverio Mercadante nasce ad Altamura il 17 settembre 1795. La madre, Rosa Bia, figlia di un mugnaio, non si unì mai in matrimonio con Giuseppe Orazio Mercadante, proprietario di un mulino sito al pianterreno della casa natale di Saverio. Diversi studi fanno ritenere che Rosa Bia avesse avuto una relazione con l’Arcidiacono Nicola Leone (valente musicista e compositore) e, una volta rimasta in stato interessante, si fosse adoprata, con l’intercessione del celebre economista e memorialista l’arcidiacono Luca De Samuele Cagnazzi, per risolvere l’increscioso problema legandosi a Giuseppe Orazio Mercadante, divenendone domestica ed ottenendo il riconoscimento della paternità, avvenuto solo nel 1808, per consentire l’iscrizione al Collegio di Musica.
Saverio Mercadante, essendo già oltre il limite d’età e per di più non napoletano, furono falsificati il suo primo nome, la data e il luogo di nascita. Questo ebbe come conseguenza che in molti testi la sua nascita venga situata a Napoli nel 1797 o nel 1798.
Al Collegio, Mercadante studiò solfeggio, violino, flauto, e composizione con Furno, Tritto e Zingarelli. Rossini restò tanto favorevolmente impressionato da Mercadante da suscitare, in una lettera, il famoso commento: “Mi complimento vivamente, il vostro giovane allievo Mercadante comincia dove noi finiamo”.
Nel 1819 fu invitato a comporre la sua prima opera, L’apoteosi d’Ercole. L’opera ebbe un successo entusiastico e la sua fama si sparse rapidamente in tutta Italia fino al suo primo grande successo, nel 1821, con la sua settima opera, Elisa e Claudio, rappresentata alla Scala di Milano. Con questo lavoro divenne famoso a livello europeo e gli fu offerto un contratto per scrivere due opere all’anno, per un periodo di sette anni, per l’Opera Italiana di Madrid.
All’inizio del 1833 fu chiamato a succedere a Pietro Generali come maestro di cappella presso la Cattedrale di Novara; questo incarico durò per sette anni e fece sì che Mercadante componesse moltissima musica da chiesa.
Nel 1840 prese il posto del suo maestro Zingarelli alla guida del Conservatorio di Napoli e lo mantenne fino alla morte, 30 anni più tardi.
La sua carriera teatrale continuò, ma con il passare degli anni la produzione operistica cominciò a rallentare. Completamente cieco dalla metà del 1862, continuò a comporre fino alla morte avvenuta a Napoli il 17 dicembre 1870.

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